Se potessimo costruire una metrica per descrivere (e misurare) quanto una certa intellighenzia abbia sterzato verso la più comoda e piacevole vallata chiamata “Piazza del popolo” abdicando a qualunque dovere deontologico di farsi la scalata, rischiare la caduta ripida, per istruirsi (e comunicare ciò che si è imparato), potremmo vedere chiaramente anche fino a che punto l’assenza di strumenti si sia confusa con la più legittima assenza di metodo di feyerabendiana memoria, finendo per legittimare la prima come un valore, invece che come vuoto culturale da colmare. Io credo si stia assistendo a una virata populistica dell'intellighenzia umanistica italiana, perlomeno da parte del suo sottobosco (poeti e poetesse impegnati/e, autori di varia estrazione culturale e autrici immischiate in riviste o blog o circoli dei lettori) e dei suoi paladini popolari (come Massimo Cacciari, Giorgio Agamben, Ugo Mattei). Una virata che sul piano etico reputo spregevole e che sul piano umano reputo tr